Il futuro del nostro mare ha un nome: virtuoso, efficiente e sostenibile. Si chiama autostrade del mare che rappresentano il più efficace servizio di trasporto delle merci alternativo alla viabilità su strada. Un servizio che individua delle linee di cabotaggio ben definite per garantire collegamenti tra il Nord e il Sud Italia e gli Stati europei che dispongono di scali affacciati sul Mediterraneo.
Approvato dal Consiglio europeo nell’ambito delle Reti Transeuropee TEN-T integrate previste sin dai lontani anni ’90 per sostenere il mercato unico e garantire la libera circolazione delle merci e delle persone dell’Unione europea, il programma europeo delle autostrade del mare si propone di collegare tra loro i porti del Mediterraneo sostituendo il più ecologico trasporto su mare all’inquinante e costoso trasporto su gomma: una scelta green tutta incentrata sulla navigazione a cabotaggio, particolarmente adatta alla penisola italiana con la sua miriade di coste, insenature e porti e in grado di abbattere il traffico su strade e autostrade e dunque i valori dell’inquinamento atmosferico, garantendo per di più un notevole risparmio economico nella dislocazione delle merci.
In concreto le autostrade del mare non sono altro che rotte caratterizzate dalla capacità di garantire una serie definita di criteri di qualità sulla frequenza, i costi e la celerità degli adempimenti amministrativi. Criteri che, se rispettati, garantiscono alle società armatrici incentivi anche economici destinati a produrre la riduzione delle tariffe di trasporto, rendendo così il trasporto delle merci sul mare più conveniente per gli autotrasportatori rispetto alle vie di terra. Un risparmio economico che si rivela anche un risparmio nei tempi di viaggio, grazie soprattutto alle moderne flotte di navi Ro-Ro (acronimo dell’inglese“Rollon – rolloff, ossia “a caricamento orizzontale”), le navi-traghetto progettate per il trasporto con modalità di imbarco e sbarco di veicoli gommati e capaci di garantire una maggiore velocità di navigazione.
E proprio sulla materia delle autostrade del mare merita una segnalazione il recente reportage giornalistico di SeaforChange, la rivista incentrata proprio sul binomio ambiente e mare, che ha anche istituito un osservatorio giornalistico sul tema. Un tema, quello delle autostrade del mare, ormai unanimemente ritenuto cruciale per una crescita sostenibile dell’economiae lo sviluppo della produttività come confermato da un numero su tutti: il milione e mezzo di camion sottratti ogni anno da questo sistema di trasporto e dalle aziende coinvolte alle autostrade. Un risultato che si accompagna a una riduzione complessiva dell’emissione di CO2 pari a 1,2 tons, con una drastica riduzione dei costi derivanti dai sinistri stradali e dalle patologie legate all’inquinamento dell’aria.
Ovvio pensare che una rivoluzione di questo genere, ambientale, sociale ma prima ancora culturale, presupponga una rivoluzione nel sistema dei trasporti italiano da incentrare, ora come non mai, sul citato traffico Ro – Ro, già adesso capace di rappresentare il 22 per cento della movimentazione complessiva delle merci in Italia: un fenomeno che equivale al 41 per cento complessivo del trasporto Ro – Ro totale nel Mediterraneo, con previsioni di crescita di questo tipo di traffico stimate nella stessa area nella misura del 2 – 3 per cento.
Perché allora non potenziare queste vie di sviluppo già presenti e funzionanti nel nostro mare? Una domanda che da anni si pongono i tanti players nazionali impegnati su un fronte che vede l’Italia protagonista nel Mediterraneo. Un fronte che ha un bisogno vitale di vedere le istituzioni investire con più convinzione su questa modalità di trasporto, con un potenziamento dei porti e la creazione di una filiera sostenibile al 100 per cento. Una filiera modellata sul concetto di traffico sostenibile con tir e porti ecologici e non soltanto le navi. Un risultato alla nostra portata, ma che ha bisogno dell’impegno di tutti, a cominciare dal governo.