Per molti, per troppi italiani il mare rimane una dimensione estranea, lontana. Quando va bene le onde sono sinonimo di cucina, vacanza, nuotate, crociere. Una visione ludica ma superficiale, distratta che dimentica ogni passato, ignora il presente e esclude un possibile futuro.
Eppure proprio nel mare e sul mare risiedono larga parte delle potenzialità economiche e geopolitiche del Patrio Stivale. Sviluppo economico, autonomia energetica, protagonismo internazionale. Un intreccio di possibilità da lungo tempo indagato e analizzato dall’ammiraglio Nicola Silenti, uomo di mare e di studi, intelligenza libera e brillante e, ricordiamo volentieri, preziosa penna del nostro giornale. Nei suoi scritti ritroviamo il rigore del ricercatore e la passione del navigante, l’occhio profondo dell’esperto e, talvolta, l’indignazione del marinaio per un Paese de-marittimizzato, terricolo e terragno.
Nel suo bel libro “Le rotte e le radici” però vi è dell’altro, molto altro. La sua storia familiare e professionale, i suoi ricordi più segreti e la narrazione, vivida quanto sentita, di un mondo ormai perduto, quell’Italia marittima del secondo Novecento, con le sue genti, i suoi mestieri, le sue avventure, le sue fatiche, i suoi dolori.
Per anni e anni Silenti ha “battuto le onde” degli oceani su cargo, petroliere, navi da crociera incontrando una umanità variegata quanto curiosa, navigando tra scali esotici e porti allora avveniristici: Mediterraneo, Golfo Persico, Oceano Indiano, Pacifico, Atlantico; Levante, Americhe, Giappone, Africa. Suez, Caraibi, Singapore ma anche Palermo, Genova, Trieste e, sullo sfondo, sempre l’amata Procida.
Ripercorrendo questo lungo filo blu, l’ammiraglio si racconta e ci racconta non solo una carriera luminosa e una vita densa ma dipinge, con occhio marino e limpida e coinvolgente scrittura, un tempo storico problematico e complesso. Alternando la quotidianità delle lunghe navigazioni — onde e stelle, sbarchi e imbarchi, partenze e ritorni — con le combinazioni della grande Storia, l’autore ci offre delle chiavi interpretative inconsuete quanto interessanti sul nostro passato prossimo, su quell’ieri appena trascorso e per i più giovani, purtroppo, quasi incomprensibile.
E allora non ci resta che augurare al lettore buona navigazione e ringraziare Nicola Silenti per questo viaggio insperato e generoso.