Il Rapporto propone un’analisi dettagliata della struttura e della competitività dei differenti segmenti che compongono il cluster marittimo italiano. L’industria armatoriale, i trasporti marittimi, la portualità ed i servizi logistici connessi…, la cantieristica navale, la nautica da diporto, la pesca, gli organismi istituzionali che svolgono attività in campo marittimo, vengono analizzati nel dettaglio e di essi viene fornito un aggiornato quadro statistico.
Dal suddetto Rapporto si evince che la crisi economica iniziata nel 2008 ha lasciato segni negativi anche nei diversi comparti marittimi, che nel complesso tuttavia sembrano reggere alle sfide della globalizzazione, contribuendo con quasi 40 miliardi di euro in beni e servizi, dando lavoro a circa 500 mila persone creando il 2,6 % del pil nazionale e al 2% dell’occupazione complessiva.In sintesi possiamo riassumere che:- la flotta italiana è tra le principali del mondo e supera i 17 milioni di tonnellate di stazza con posizioni di assoluto rilievo nei settori più sofisticati (RoRo, navi da crociera, chimichiere);
– i cantieri navali sono leader in settori particolarmente esigenti, quali quelli della costruzione di navi da crociera e super Yacht;
– la nautica da diporto riveste un importanza mondiale nella costruzione di Yacht a motore;
– i porti italiani con tutte le funzioni ad essi legate, di amministrazioni da parte delle Autorità portuali, di logistica e spedizione, di servizio tecnico – nautico, etc …sono al primo posto in Europa per import – export merci con quasi 240 milioni di tonnellate, le quali alimentano l’economia di trasformazione;
– siamo i primi in Europa per traffico crocieristico da cui deriva un importante contributo annuale al turismo italiano senza dimenticare l’utilizzo dei collegamenti marittimi per la continuità territoriale nel Paese;
– fattori di speranza esistono inoltre legati allo sviluppo della Flotta mercantile potendo iscrivere, grazie a favorevoli scelte legislative, le navi nelle nostre matricole in modo da essere competitivi a livello internazionale.
Innegabilmente tutto ciò che traspare dal suddetto Rapporto non elimina elementi di preoccupazione né si deve trascurare il problema della pirateria che coinvolge il traffico mercantile italiano presente nei mari del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano.
Giova menzionare che il 90% delle merci che circolano sul pianeta viaggia via mare ed è per questo che il lavoro marittimo è uno dei settori strategici dell’economia. Inoltre, poiché recenti studi indicano che nei prossimi anni si registrerà una carenza di personale a livello mondiale, si prevedono numerose opportunità di impiego per i giovani che vogliono fare della navigazione, del trasporto e della pesca la loro professione.
Per i sopraindicati motivi si è voluto richiamare il Rapporto sull’economia del mare che dovrebbe essere portato a conoscenza dei giovani marittimi in un momento in cui si continua a parlare di “crisi delle vocazioni”, per coinvolgerli nel processo evolutivo del sistema marittimo italiano.
I giovani marittimi devono essere artefici del proprio destino, adattandosi ai cambiamenti che interessano la professione per migliorare le prospettive di “mobilità” in modo che, dopo le esperienze di bordo, si possa prendere servizio a terra nel mondo dello “shipping”, nel management tecnico e nella gestione dei porti.Nicola Silenti – Pubblicato su “Vita e Mare” Giugno 2012.