La Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo ed al Comitato delle Regioni, relativa alla sicurezza dei trasporti marittimi ed al suo miglioramento, introduce gli avvenimenti del recente passato che hanno dimostrato che non esiste Paese al mondo che sia al riparo da atti terroristici che possono colpire anche i trasporti marittimi.
Qualsiasi nave può anche diventare il mezzo di trasporto anche inconsapevole di carichi impropri e pericolosi. La quota del trasporto marittimi negli scambi economici dei vari Paesi è altissima e quindi occorre lavorare sempre di più per migliorare le condizioni di sicurezza del sistema logistico marittimo che comprende navii, porti e servizi di movimentazione portuali salvaguardando anche la competitività nel contesto generale degli scambi commerciali.
Com’è noto, la “Security” nei porti non si è esaurita con il 1° Luglio 2004 con l’entrata in vigore del Codice ISPS inserito nel Capitolo XI-2 della Solas ’74 che, ricordiamo, si applica alle seguenti navi impegnate in viaggi internazionali: navi passeggeri di qualsiasi stazza comprese le unità veloci; navi da carico, comprese le unità veloci, di TSL o superiori a 500; alle piattaforme mobili di perforazione offshore; agli impianti portuali che forniscono servizi a tali navi quando effettuano viaggi internazionali.
Infatti, il 1° Luglio 2005 il Regolamento Comunitario 725/2004 ha esteso le misure di “Security” di cui sopra anche alla navigazione nazionale per le navi da passeggeri che compiono viaggi nazionali oltre le 20 mg. dalla costa, alle rispettive compagnie di navigazione ed agli impianti portuali utilizzati da dette navi. Da ricordare inoltre la prossima scadenza del 1° Luglio 2007 dopo la valutazione obbligatoria dei rischi per la sicurezza fatta dai singoli Stati per le restanti navi che compiono viaggi nazionali.
Italia, Grecia e Spagna, per il gran flusso turistico ed i collegamenti con le Isole, sono tra i Paesi più toccati dalle suddette norme ed, in tale contesto, si inserisce anche il Porto di Cagliari che figura ai primi posti tra i porti italiani a norma con il Piano di sicurezza Portuale. Il personale da adibire ed i sistemi adottati per rendere più sicuro il porto, “importante” soprattutto in quanto siamo su un’”isola” – ha dichiarato il Presidente dell’Autorità Portuale, Antonio Granara – sono stati studiati in base ad un afflusso giornaliero di 2.000 passeggeri circa e di 1.500 veicoli, precisando che il “costo dell’operazione è stato di tre milioni di euro con una previsione di spese di gestione di circa 1,5 milioni di euro all’anno”.
Contrariamente a quanto avviene per la lingua italiana, il termine “Sicurezza” trova nella lingua inglese la distinzione tra “Security” e “Safety”. Il termine “Safety” è molto più familiare nel campo marittimo perché ha sempre indicato la sicurezza della navigazione, che trova la sua massima espressione nell’ultima Convenzione Internazionale per la Salvaguardia della vita umana in mare del 1974 e successivi emendamenti.
Da un po’ di tempo a questa parte, purtroppo anche in campo marittimo e portuale, bisogna confrontarsi con termini quali: livelli di sicurezza, barriere di sicurezza, aree ad accesso limitato, valutazione di sicurezza, etc. oltre alle nuove “certificazioni” originate dal Codice ISPS. Per le navi inoltre le direttive relative alla sicurezza marittima devono tenere conto anche di quelle ricevute sulle rapine a mano armata nei loro confronti e gli atti di pirateria come definita dall’articolo 101 della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare.
Ultimo caso: una nave del Programma alimentare mondiale attaccata dai pirati al largo delle coste somale con la presa in ostaggio di 10 uomini d’equipaggio. Sono ormai diventate 21 le zone dichiarate ad alto rischio sicurezza per attacchi di vario genere e terrorismo. Non possiamo non concludere con un accenno alla Comunicazione della Commissione citata all’inizio di queste note laddove riporta che “la sicurezza dei trasporti marittimi esige efficienza, coerenza e mutuo riconoscimento” con una presa di coscienza che non generi solo attivismi di facciata, ma che porti anche a risultati efficaci con uno stretto e continuo rapporto di collaborazione tra le Autorità e tutti gli altri soggetti interessati.
Nicola Silenti Pubblicato su “Vita e Mare” Luglio-Agosto 2005