24Doganalista, rappresentante doganale, spedizioniere, libero professionista, Pubblico Ufficiale o semplicemente, come definito dalla Legge 25 luglio 2000 n. 213, “esperto nelle materie e negli adempimenti connessi con gli scambi internazionali”.
Definizioni di una professione comunemente ricondotta al semplice assolvimento delle formalità doganali in nome e per conto delle imprese proprietarie delle merci, le cui molteplici sfaccettature sono state ben illustrate dagli esperti del settore nel corso del seminario, tenutosi lo scorso 27 settembre a Cagliari, sul tema “Rappresentanti doganali europei. Profili di responsabilità e prospettive professionali per i doganalisti”.
Al buon esito dell’incontro, organizzato dal Consiglio Compartimentale di Cagliari del Consiglio Nazionale degli Spedizionieri Doganali ed introdotto dal presidente Riccardo Corrias, dal presidente del Consiglio Nazionale Giovanni De Mari, dal presidente CD Anasped Vito Totorizzo e dal presidente Assocad Giuseppe Benedetti, hanno contribuito egregiamente anche l’avvocato Danilo Desiderio (diritto doganale), il sostituto procuratore della Repubblica a Savona Alberto Landolfi (responsabilità penale) ed il dottore commercialista Giovanni Gargano (responsabilità civile e sanzionatoria).
Ne è emersa una figura piuttosto complessa che non si limita a svolgere le operazioni doganali import/export ed intrastat, ma contribuisce “al regolare e funzionale svolgimento degli scambi commerciali anche a supporto della crescita del sistema produttivo nazionale” ed agisce come interlocutore privilegiato dell’Agenzia delle Dogane e di altre Istituzioni nel commercio con l’estero. Complessità nelle competenze ulteriormente accentuata dall’istituzione del Nuovo Codice Doganale Comunitario che persegue “la semplificazione e lo snellimento delle procedure doganali garantendo nel contempo la sicurezza alle frontiere esterne dell’Unione”. Da qui la necessità di una maggior chiarezza nella corretta definizione dei profili di responsabilità della professione e di validi strumenti che ne garantiscano formazione e continui aggiornamenti sulla normativa nazionale ed internazionale, peraltro piuttosto vasta e complessa soprattutto in virtù del fatto che non sempre le direttive, i regolamenti o le semplici raccomandazioni dell’Unione Europea siano recepite allo stesso modo da tutti gli Stati membri. Perfino lo stesso ruolo di doganalista presenta delle peculiarità completamente differenti da Paese a Paese, timidamente limitate da interventi di “soft low” tesi ad armonizzare ed omogeneizzare la materia. In tale ottica s’inquadrano anche le iniziative e le azioni predisposte dal Consiglio Nazionale e finalizzate all’aggiornamento professionale ed al progressivo innalzamento dei livelli di competenza dei doganalisti.
Ma la sola preparazione non è sufficiente. Come ribadito più volte nel corso del seminario, sono necessarie rigide norme di deontologia professionale che fissino gli standard di integrità comportamentale e di condotta cui devono attenersi i doganalisti e ne definiscano le responsabilità e le corrette pratiche d’esercizio per garantire ottimi livelli qualitativi e non incorrere in spiacevoli conseguenze civili, sanzionatorie e talvolta legali (fonti di contrasti interpretativi in giurisprudenza). Eppure, tra rischi e responsabilità, tra incertezze ed assiomi, il doganalista contribuisce “a creare una cultura di commercio estero per rendere più competitivo il sistema Italia, coordinando con l’Agenzia delle Dogane gli interventi necessari”. Ed è proprio la stessa Agenzia che riconosce, attraverso le parole del vice direttore Walter De Santis, “l’importanza del patrimonio cognitivo e professionale rappresentato dai doganalisti” ed auspica “riflessioni nei rapporti fiduciari che devono sussistere nel circuito doganale di controllo tra le relative realtà.”
Pina Monni
Pubblicato su “Porto & Diporto” di Ottobre