Sembra destinata a un lungo corollario di polemiche, rimostranze e distinguo la riforma della portualità varata dal governo Renzi. Un provvedimento assunto lo scorso 20 gennaio dal Consiglio dei ministri nell’ambito del decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, in applicazione della delega al Disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione approvato in estate e che andrà a modificare la legge 84/94 di riordino della legislazione in materia portuale. Una misura che incide profondamente sul tessuto vivo del sistema degli scali marittimi introducendo misure radicali come la creazione delle nuove Autorità di sistema portuale e la conseguente riduzione delle autorità della penisola da 24 a 15, con la “retrocessione” di realtà eccellenti come Olbia, Savona, Piombino, Salerno e Catania: realtà storiche che di fatto si ritrovano senza più autonomia.
Presentata dal ministro delle Infrastrutture Delrio con lo slogan «qualche poltrona in meno ma efficienza in più» la misura dell’esecutivo ha da subito diviso gli addetti ai lavori tra i sostenitori del provvedimento e gli scettici, questi ultimi uniti in un coro trasversale di proteste e commenti piccati specie tra i sindaci e gli amministratori dei territori penalizzati dalla riforma: un dissenso animato da quanti temono la perdita di investimenti infrastrutturali e di competitività di scali nazionali comunque rilevanti per l’economia del Paese. Un timore condiviso persino dal non brillante presidente della regione Sicilia Crocetta, preoccupato dall’accorpamento del porto di Messina con quello di Gioia Tauro per le possibili ripercussioni negative sulle imprese del versante orientale dell’isola.
Una difesa delle prerogative dei territori avallata dal governatore della Campania Vincenzo De Luca e da quello dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, mentre in Liguria sembra infiammarsi la duplice protesta di Savona, restia a subire un futuro all’ombra di Genova e di La Spezia, a dir poco refrattaria alla prospettiva di fondersi con una realtà concorrente come Marina di Carrara. Nodi complicati con cui dovranno fare i conti le nuove Autorità di sistema, che si troveranno a dover incidere pesantemente sul territorio con le proprie prerogative istituzionali di programmazione, indirizzo e coordinamento del sistema dei porti, con quel che ne consegue sul piano dello sviluppo, degli investimenti, dei finanziamenti anche comunitari e dell’occupazione. Interrogativi che trovano sempre più spazio sui media insieme ai commenti critici di operatori,sindacati e realtà territoriali.
Pieno sostegno al decreto invece arriva dal presidente di Assoporti Pasqualino Monti, soddisfatto dall’approvazione di quello che definisce «il primo atto sulla strada di un rilancio del sistema nazionale dei porti e della logistica» e dal presidente dell’Autorità portuale di Venezia Paolo Costa, forte sostenitore della riforma.
Quanto al merito del provvedimento, a fronte di una serie non marginale di potenziali contraccolpi deleteri, la riforma sembra presentare al contempo alcune novità interessanti come l’istituzione del nuovo “Tavolo nazionale di coordinamento delle Autorità”, che avrà il compito di armonizzare le singole strategie territoriali, e l’introduzione della figura del “sottosegretario del mare”, che coordinerà il Tavolo. In ciascuna sede dell’Autorità di sistema è poi prevista l’istituzione di un “Ufficio territoriale”, che avrà potere decisionale sul funzionamento delle infrastrutture e sul rilascio delle concessioni. Il presidente della nuova Authority sarà nominato con mandato quadriennale dal Ministro delle Infrastrutture d’intesa con il Presidente della regione, avrà più poteri rispetto ai precedenti e sarà chiamato ad agire di concerto con il Comitato di gestione, il nuovo organo che sostituisce il vecchio comitato portuale. Di particolare rilievo è l’istituzione dello Sportello unico doganale e dei controlli e dello Sportello amministrativo unico, che avrà competenza su tutti i procedimenti amministrativi che esulano dalle attività commerciali e industriali.
In ogni caso, quali che siano le scelte definitive del governo, è di vitale importanza che la nuova catena di comando nel trasporto marittimo diventi più rapida, snella ed efficiente di quanto non sia stata quella di un passato da archiviare in fretta.
Da Destra.it