“Il Mare Mediterraneo è un teatro economico dei cinesi.Il dominio della società Cosco e noi siamo usciti dalla Via della Seta”.Questo è il titolo di un dettagliato articolo apparso sul blog”Le stanze di Ercole” che sottolinea sia il ruolo centrale della Cina nel Mediterraneo, sia la rilevanza della decisione italiana di uscire dalla Belt and Road Initiative. In effetti il Mediterraneo, da sempre crocevia di scambi, culture e strategie geopolitiche, è diventato negli ultimi anni un vero e proprio teatro economico per le ambizioni cinesi. Al centro di questa trasformazione c’è il colosso marittimo China Ocean Shipping Company (Cosco) che ha consolidato il proprio dominio su porti strategici dell’area, trasformandoli in tasselli chiave della Belt and Road Initiative, meglio nota come “Nuova Via della Seta” acquisendo 30 terminal container in Europa e nel Mediterraneo, inclusi porti strategici come il Pireo, Amburgo, Kumport e Vado Ligure evidenziando quindi l’importanza strategica della iniziativa.
Nel 2023, il traffico globale di container ha raggiunto 865,8 milioni di TEU, con il 56% delle movimentazioni originate o destinate all’Asia, mentre l’Europa rappresenta solo il 15,4%. Il Mediterraneo, grazie a porti come Valencia, GioiaTauro e il Pireo resta un punto chiave per i traffici globali, soprattutto dopo l’aumento dei costi e dei tempi di navigazione legati alle crisi del Mar Rosso. La strategia cinese non è solo espansionistica ma basata su sinergie logistiche, come dimostrano i vari progetti; tuttavia l’uscita dell’Italia dalla “Via della Seta” ha sollevato dubbi sulla sua capacità di mantenere un ruolo competitivo in un sistema sempre più dominato da alleanze globali. Il mancato sfruttamento dell’opportunità offerta dalla cooperazione con la Cina ,”potrebbe” costituire un errore strategico per diversi motivi: perdita di centralità nel Mediterraneo, rallentamento dello sviluppo infrastrutturale, isolamento dalla rete logistica integrata, declino nella competizione globale, riduzione di export ed infine, anche se non da tutti condivisa, scarsa lungimiranza geopolitica legata all’allineamento con gli Stati Uniti e alla diffidenza verso l’espansionismo cinese atteso che la Francia e la Germania mantengono accordi bilaterali con approcci più pragmatici che avrebbero permesso all’Italia di sfruttare i benefici economici della collaborazione con la Cina, senza compromettere la sua appartenenza all’asse atlantico. Insomma in un mondo sempre più interconnesso, dove merci e risorse viaggiano da un continente all’altro a velocità senza precedenti, questa semplice scatola di acciaio-container- si è trasformato in un simbolo della globalizzazione e dell’efficienza logistica, innescando una rivoluzione che ha ridotto i costi di trasporto, migliorato la gestione delle merci e ridisegnato le dinamiche del commercio mondiale.
Secondo i dati raccolti da SRM – Centro Studi del Gruppo Intesa Sanpaolo, oggi oltre il 90% delle merci mondiali viaggia via mare, e i contenitori costituiscono l’asse portante di questo traffico. Ogni anno, porti come Shanghai, Singapore e Rotterdam muovono milioni di TEU (Twenty-foot Equivalent Unit), diventando crocevia fondamentali per l’economia globale. Questi numeri riflettono un sistema in continua crescita, alimentato da una domanda crescente di beni, tecnologia e materie prime che attraversano oceani e continenti.
L’Italia, con i suoi porti strategici come Genova, Trieste e Gioia Tauro, svolge un ruolo cruciale nel Mediterraneo, un’area che SRM descrive come un ponte naturale tra Europa, Asia e Africa. Il Mediterraneo, infatti, rappresenta non solo un passaggio obbligato per molte rotte marittime, ma anche un punto di convergenza per le nuove opportunità legate ai corridoi commerciali emergenti. Ma non è solo una questione di volumi di traffico. La ricerca di SRM evidenzia come la competitività dei porti dipende sempre più dall’innovazione tecnologica e dalla sostenibilità. Le nuove navi di ultima generazione, alimentate da combustibili alternativi e dotate di sistemi avanzati per il monitoraggio digitale delle merci, stanno tracciando la strada verso un futuro più verde ed efficiente. Allo stesso tempo, il miglioramento delle infrastrutture portuali e l’integrazione con il trasporto terrestre diventano essenziali per rispondere alle esigenze di un mercato globale in rapida evoluzione.
Dietro ogni contenitore c’è una storia: quella di scambi commerciali che favoriscono la crescita economica, di rotte strategiche che determinano il potere geopolitico delle nazioni e di tecnologie che stanno ridefinendo i confini del possibile. Esplorare questi aspetti significa non solo comprendere il presente, ma anche immaginare come il trasporto marittimo potrà evolversi nei prossimi decenni, affrontando sfide come la sostenibilità, la digitalizzazione e le turbolenze del commercio internazionale. Il contenitore, in fondo, non è solo una scatola. È il simbolo di un mondo che si muove, si adatta e continua a innovare. Un mondo in cui il “Mare” rimane il grande protagonista, portando con sé non solo merci, ma anche i sogni di un futuro senza confini.