Io ero sicuramente troppo piccola per ricordarmi la paura intorno a me, ma durante la mia ricerca storica mi sono resa conto che doveva essere stato un periodo terribile non solo per il timore del diffondersi del colera, ma anche per i pescatori della Laguna che si ritrovarono senza lavoro.
Parliamo comunque di persone che all’epoca vivevano soltanto di pesca, di intere famiglie che vivevano da sempre dei frutti della Laguna. Posso solo immaginare la loro sofferenza. Tuttora lavorano in Laguna centinaia di pescatori, uomini che non si allontanano mai troppo dall’acqua, uomini che, come Lei e come i nostri Soci, vedono il loro futuro dove hanno vissuto il loro passato. Nel rispetto di questo sentimento, contribuire anche come semplice collaboratrice della Delegazione ad avverare questo loro sogno mi rende veramente orgogliosa. Secondo me, anche il “solo” trovare un imbarco adeguato alle competenze di chi diventa nostro Socio significa portare un po’ di Sardegna in giro per il mondo. Significa creare una nuova occasione al mondo di far apprezzare i nostri uomini “di mare”.
Certamente questo è uno dei compiti che ci prefiggiamo, ma non è ovviamente l’unico. Ma torniamo alla Laguna di Santa Gilla. Finora abbiamo descritto uno scenario alquanto terribile, ma possibile che nessuno sia intervenuto per risollevare le sorti della Laguna? Sono stati realizzati alcuni interventi, ma due in particolare hanno modificato profondamente anche la morfologia del territorio lagunare.
A metà degli anni ’20 fu realizzato un enorme intervento di sistemazione idraulica e di bonifica secondo il progetto dell’Ing. Luigi Contivecchi che prevedeva anche l’allargamento dell’unica comunicazione con il mare, posta all’altezza del ponte de La Scaffa, per favorire lo smaltimento delle piene e la nascita di una delle saline più moderne e produttive d’Europa. Alla fine degli anni ’80, si ebbe un’altra radicale trasformazione in Laguna, commissionata dall’Assessorato all’Ambiente, indispensabile per controbattere il pericolo d’inquinamento derivante anche dalla presenza di mercurio. Per far fronte ai tanti “mali” della Laguna, a metà degli anni ’90, inoltre i Comuni di Cagliari, Elmas, Assemini e Capoterra fecero ricorso anche al cofinanziamento della Comunità Europea con il Progetto Life Natura “Gilia” e la Provincia di Cagliari predispose il P.I.A. (Piano Integrato d’Area) “6 Sud-Santa Gilla”.
Dal 1998 la concessione dell’intero compendio ittico è affidata al Consorzio Ittico Santa Gilla, che si occupa non solo dell’attività di pesca e d’allevamento, ma anche della gestione delle strutture realizzate dall’Amministrazione Regionale in località “Sa Illetta” e del monitoraggio della laguna. In seguito a varie vicende, il Consorzio ha potuto comunque espletare il suo incarico solamente dal 2002, giusto in tempo per dover affrontare i danni derivanti dalla terribile alluvione del 1999 e della mareggiata del 2001, a cui fece seguito un’eccessiva proliferazione di colibatteri fecali, la cui presenza fu presa in seria considerazione dall’Amministrazione Comunale di Cagliari che emanò un’ordinanza per vietare la raccolta di cozze, vongole e molluschi vari in Laguna. Tale ordinanza venne ritirata pochi mesi dopo in seguito a nuove analisi dell’ASL..
In una situazione come quella descritta, quali attività si svolgono nella Laguna di Santa Gilla? Sicuramente si svolgono attività di pesca vagantiva con canna da pesca, con reti, con bertovelli, etc. Accanto alla cattura di pesci, esiste anche una forma di cattura di uccelli, ma solamente con la macchina fotografica, il cosiddetto bird watching, favorito dai percorsi realizzati con il Life Gilia. Esiste poi una forma di turismo “culturale” dovuta alla presenza di un Museo all’interno del compendio che racchiude parte dei reperti archeologici emersi durante le varie campagne di scavo. Ben visibili nel panorama lagunare sono infine le Saline Contivecchi o di Macchiareddu, al cui interno si trovava in tempi remoti una piccolissima città con una storia a parte.
Per il momento, la professionalità e la voglia di fare dei pescatori del Consorzio hanno permesso di portare avanti realmente anche una serie di attività di acquacoltura con ottimi risultati anche nelle terribili condizioni di cui ho già parlato. Tra esse, la mitilicoltura, cioè l’allevamento di cozze, viene svolta durante quasi tutto l’arco dell’anno e viene sospesa solo in seguito alla presenza di agenti inquinanti nelle acque lagunari. Altri interventi di acquacoltura si sono limitati a pure sperimentazioni e, pur spesso in assenza delle infrastrutture necessarie, sono state portate a termine con notevoli risultati e potranno essere ripetute in seguito: in ostreicoltura è stata sperimentata la reintroduzione dell’ostrica piatta e l’allevamento dell’ostrica concava; in venericoltura è stata sperimentata l’introduzione della vongola verace nostrana; infine, in gambericoltura è stato sperimentato l’allevamento del gambero giapponese.
Accanto a queste attività, ovviamente ne esistono tantissime altre come pescaturismo, pesca sportiva ed amatoriale, turismo ambientale, etc che finora si sono tradotte in semplici episodi sporadici, ma che, a parere mio, potrebbero essere realizzate con successo. Insomma ha effettivamente scoperto cosa c’è sotto la Laguna di Santa Gilla? Sì, credo proprio di sì. Ho scoperto che la Laguna ha anche un’anima, non è solo un paesaggio, ha sempre mostrato una continua voglia di riprendersi e, pur tra mille difficoltà, è sempre riuscita a “risalire la china”.
In questo suo percorso è stata sicuramente aiutata dalla Comunità Europea, dalle Istituzioni locali, dal Consorzio, ma soprattutto dagli uomini che da sempre l’amano, siano essi semplici cittadini, animalisti, naturalisti, politici o pescatori locali. Da allora non guardo più Santa Gilla solo per i suoi colori e per i fenicotteri rosa che sembrano quasi fosforescenti alla luce della luna, ma provo un sincero orgoglio nell’aver portato a modo mio un piccolo contributo nella conoscenza di una Laguna che, bisogna sempre ricordarlo, non è solo “cagliaritana”, ma è un sito d’importanza internazionale, un piccolo paradiso che richiede un’opportuna tutela.
Dalle parole della Dott.ssa Monni emerge un forte senso di appartenenza alla propria terra ed una voglia immensa di contribuire allo sviluppo del territorio. Emerge la volontà di una Laguna che quasi diventa un’entità pensante capace di provare emozioni e capace di risollevarsi nelle avversità. Emergono però anche le passioni degli uomini che hanno ruotato e ruotano intorno alla Laguna di Santa Gilla, siano essi semplici cittadini, politici o pescatori. Emerge la volontà dell’uomo che si scontra con la natura e con i propri limiti. Sensazioni che conoscono bene tutti gli uomini di mare. Sensazioni che non puoi descrivere a parole, ma che ti spingono ad impegnarti affinché anche altri le vivano.
Nicola Silenti Pubblicato su “Vita e Mare” Gennaio-Febbraio 2006