Per chi giunge dal mare, prima ancora di toccar terra, quando ancora la nave è nel mezzo del golfo degli Angeli, Cagliari è una visione stupenda. Se è mattino, il quartiere più alto con le sue mura dritte, la sua torre, il suo campanile lontano, ti sembrerà un castello di quelli da fiaba, in cima ad un monte alto alto da dove il principe stregato non potrà fuggire o dove un potente gatto stivalato non potrà mai arrivare.”
Con queste parole Cenza Thermes nel suo splendido libro “Cagliari, amore mio”, descriveva a parole sue ciò che provo anch’io fin dal 1972 ogni volta che ritorno nella città di Cagliari. “Ma dall’aereo il primo contatto con la città è già un’affascinante promessa che si chiude soltanto con l’arrivo all’aeroporto. La promessa, però, non è un inganno e la città non deluderà mai l’ospite amico.” Proprio dall’aereo si intravede un’enorme zona umida posta ad Ovest-Nord-Ovest della città e che si estende per circa 10 km verso l’entroterra.
E’ la Laguna di Santa Gilla che “deve il suo destino alle luci dei suoi tramonti, a quei colori che solo i poeti e i pittori possono ripetere, alla sottile malinconia di certe albe celesti e alla gloria che invade cielo, e acque, e nubi, quando il sole muore, ogni giorno.” Non si tratta di una comune Laguna, ma di una zona umida considerata dalla Convenzione di Ramsar tra le più importanti a livello internazionale, tutelata a livello nazionale come “Z.P.S.” (Direttiva 79/409/CEE) e come “S.I.C.” (Direttiva “Habitat” 92/43/CEE) ed a livello regionale come “Riserva Naturale” (L.R.31/89) In Sardegna non mancano altre zone umide: sono presenti circa 15.500 ettari di zone umide naturali e circa 11.000 ettari di laghi artificiali o bacini di ritenuta, presenti prevalentemente nelle zone interne.
Molte di queste vengono suddivise ulteriormente in “minori” (paludi, canneti, acquitrini, “paulis” o stagni di altopiano e stagni salati) e “maggiori” (stagni, lagune e laghi). Ma, per molti versi, Santa Gilla è speciale. L’importanza storica, archeologica, scientifica e naturalistica rivestita proprio da questa zona alle porte della città di Cagliari è stata ben analizzata dalla Dott.ssa Pina Monni, giornalista e collaboratrice della Delegazione di Cagliari del Collegio Capitani di L.C. e M., nella stesura della sua tesi di Laurea in Economia e Commercio intitolata proprio “La Laguna di Santa Gilla”.
Quale è il motivo che l’ha spinta ad occuparsi proprio della Laguna di Santa Gilla? Come la maggior parte dei cagliaritani, avevo sempre considerato la Laguna di Santa Gilla semplicemente come una zona molto romantica, ben visibile da qualunque zona alta di Cagliari, con sfumature di colori straordinari e con i fenicotteri rosa che volteggiano sulle sue acque. Grazie al Docente di Economia e Politica Agraria, Prof. Paolo Carleo, ero poi venuta a conoscenza di attività di acquacoltura in Laguna, dove era stato perfino allevato il gambero giapponese. Nella sede della Delegazione di Cagliari, mentre come collaboratrice archiviavo atti relativi alla tutela ambientale, ha richiamato la mia attenzione un documento della Capitaneria di Porto del 1974 che decretava in Laguna il divieto di pesca di qualsiasi tipo, compresi i molluschi, la balneazione, l’immersione anche parziale delle persone a causa di infezione colerica e di inquinamento chimico e batteriologico di origine fecale. Sapevo che le sue acque erano tra le più pescose di tutta Europa alla fine XVI Secolo e le attività di caccia selvaggina erano fiorenti fin dall’antichità, ma la Laguna che invece veniva descritta in quei documenti (e spesso ancora oggi dai mass-media) era ben lontana da quell’immagine.
Proposi così al Prof.Carleo di poter svolgere la tesi su questo argomento e scoprii che la Laguna racchiudeva in sé anche una parte molto importante della storia di Cagliari, non sempre amata, spesso odiata ed oggi guardata forse con diffidenza. Una buona parte della sua tesi è infatti dedicata alla storia della Laguna. Quali sono dunque i principali eventi che hanno interessato la zona umida? La storia della Laguna è caratterizzata da un’alternanza tra momenti di grande splendore ed eventi di una gravità eccezionale. All’epoca dei Fenici, Santa Gilla costituiva un porto naturale interno, riparato e strategicamente perfetto per sbarcare le merci ed avviarle al commercio nell’entroterra, con un insediamento abitativo sull’isoletta al centro della Laguna.
Prima dell’anno Mille, in essa si sviluppò la Capitale Giudicale Santa Igia, dotata di reggia e di arcivescovado, che sostituiva la Cagliari di allora, oramai estremamente insicura per le incursioni di pirati e di corsari. Lasciata in balìa di “passioni” umane (distruzione di Santa Igia da parte dei Pisani, boom industriale degli anni ’60, etc.) e di eventi naturali (straordinarie piene del Flumini Mannu e del Rio Cixerri del 1846, perturbazione del 1898, etc.), la Laguna subì un rapido declino che la fece divenire tanto pericolosa per la salute pubblica al punto che la Capitaneria di Porto nel 1974 dovette intervenire. Ricordo bene quel periodo. Era il 1974 ed io ero Addetto all’Ufficio Tecnico della Capitaneria di Porto.
Vietare la pesca, la balneazione e l’immersione anche parziale delle persone fu una decisione ben ponderata dalla Capitaneria di Porto e decisamente necessaria per contrastare l’infezione colerica che si stava sviluppando. C’era tanta paura negli occhi della gente e non solo di chi abitava nei pressi della Laguna.
Nicola Silenti Pubblicato su “Vita e Mare” Novembre – Dicembre 2005