Un settore economico d’eccellenza nelle mani di una forza lavoro istruita, preparata come poche e addestrata alle avversità del meteo e alla furia del mare. Una forza lavoro nelle cui mani è scritto il destino della nostra marineria, chiamata a sostenere il peso di una tradizione antica che è larga parte dell’anima del nostro Paese, retaggio di un immenso patrimonio di conoscenze al netto di un sistema che non sempre si mostra al passo di questi impietosi e schizofrenici tempi dell’economia globale.
Tra i versanti meno indagati dell’universo mare una pagina di rilievo va dedicata alla formazione delle nuove e più qualificate leve della gente di mare di oggi e di domani, ossia gli allievi ufficiali di coperta e di macchina. Qualifica professionale riconosciuta a tutti gli effetti dal nostro ordinamento, quello di allievo ufficiale è anzitutto il grado iniziale da cui comincia la gerarchia di bordo delle navi della marina mercantile, articolato a salire secondo lo schema: allievo ufficiale, terzo, secondo, primo e infine comandante o direttore di macchina. Come previsto dal Codice della navigazione l’allievo ufficiale assiste e coadiuva gli ufficiali superiori nei servizi ad essi attribuiti a bordo secondo le norme in vigore nonchè quelle della compagnia. In base alla normativa attuale per il conseguimento della qualifica di allievo ufficiale è necessario aver compiuto la maggiore età, essere iscritto nelle matricole della gente di mare di prima categoria e aver conseguito un titolo che garantisca il possesso delle competenze richieste dalla legge: un ventaglio di abilità certificabile con il diploma di scuola secondaria di secondo ciclo dell’istituto tecnico dei trasporti e della logistica (opzione conduzione del mezzo navale o conduzione degli apparati e impianti di bordo) e in via alternativa un titolo di studio conclusivo di un percorso formativo per accedere alle figure professionali di Allievo Ufficiale di coperta e Allievo Ufficiale di macchina disciplinato dal decreto del MIT del 19 dicembre 2016.
Il percorso formativo per arrivare a sostenere gli esami per la promozione al grado di terzo ufficiale di coperta o di macchina — il vecchio patentino — prevede anche la possibilità di frequentare un istituto tecnico-superiore (ITS)la cui esistenza è giustificata dal fatto che l’istruzione nautica ha vissuto negli anni una progressiva mutazione determinata dalla necessità di rendere il percorso di studio sempre più appetibile e ciò al fine di fronteggiare la riduzione di nuove iscrizioni e attrarre cosi un maggior numero di studenti. La mutazione nella forma si è manifestata con il progressivo cambio addirittura della denominazione delle stesse scuole che, nel tempo, sono passate da Istituto tecnico nautico a Istituto per i trasporti e la logistica. Di pari passo sono state introdotte nuove materie di studio e le materie professionali storiche hanno subito notevoli riduzioni dei programmi di studio o addirittura sono state soppresse. In tale situazione, peraltro in controtendenza con la Convenzione STCW che richiede figure specialistiche sempre più spinte, sono state ridotte notevolmente le ore finalizzate alla formazione degli Ufficiali di coperta e di macchina. In tale contesto assumono pertanto una notevole importanza gli ITS o le cosiddette accademie del mare che , con una già collaudata esperienza di alternanza scuola –lavoro, riconsegnano agli studenti le ore smarrite nel tentativo di ampliare il ventaglio delle opportunità di impiego dei nuovi tecnici per i trasporti e la logistica. Un ulteriore aspetto dell’ importanza degli ITS riguarda l’attività svolta per la ricerca di armatori disponibili a imbarcare gli studenti/allievi che, conseguita l’abilitazione professionale, potranno essere arruolati dal’’impresa armatoriale con cui hanno svolto il periodo di formazione .
Considerato inoltre il ginepraio burocratico previsto per il conseguimento dei titoli, il ventaglio di certificazioni, la congerie di competenze e conoscenze richieste da normative nazionali e internazionali, regolamenti ministeriali, è facile ribadire quanto sia divenuto sempre più strategico, il ricorso alla frequenza di un Istituto tecnico superiore. Una volta ottenuta la qualifica di Allievo ufficiale diventa possibile iniziare gli imbarchi necessari per il proseguimento della carriera. Imbarchi che per lungo tempo sono stati il vero discrimine nell’avanzamento gerarchico di tanti diplomati, perlomeno sino alla stipula nel febbraio di quattro anni orsono di un protocollo d’intesa tra Confitarma, Fedarlinea e le organizzazioni sindacali del comparto: un’intesa finalizzata proprio ad agevolare l’imbarco degli allievi ufficiali per i 12 mesi necessari per presentarsi agli esami e conseguire l’abilitazione a Ufficiale di coperta o di macchina. Questo protocollo d’intesa andrebbe comunque rivisto ritoccando il verbale di accordo del 30 luglio del 2015 con l’obbligatorietà di includere nelle tabelle d’armamento delle navi italiane la figura dell’allievo ufficiale che, anche in un periodo di “crisi delle vocazioni”,registra pur sempre un totale di diplomati annuali di circa 2180 di cui 1400 di coperta e 780 di macchina. Numeri in un paese che sembra tutto sommato ostinarsi a non voler rinunciare alla propria vocazione marittima siglata con inchiostro indelebile nei suoi 8 mila chilometri di costa e nelle cifre relative al cluster marittimo italiano, che a dispetto della distrazione generale ,come più volte segnalato, si rivela uno dei pilastri più saldi dell’eccellenza italiana ,un orizzonte su cui puntare con decisione il timone del Paese.
Nicola Silenti
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