Le recenti indagini sui marittimi imbarcati sulle navi della flotta mondiale hanno portato ad un inquietante risultato dal quale discende che circa il 15% degli stessi lavora in stato di schiavitù. Partendo da questo dato ci uniamo anche noi al coro unanime di soddisfazione di tutti gli organismi che al momento compongono il “Comitato Nazionale per il Welfare della Gente di Mare” per la nomina a Primo Presidente di detto Comitato dell’Ammiraglio Raimondo Pollastrini, persona di alto profilo umano e professionale che saprà senz’altro dare impulso e continuità allo sviluppo del lavoro di accoglienza dei marittimi.
L’attività del Comitato, come ha dichiarato tra l’altro il neo Presidente, “sarà tesa ad ottimizzare il coordinamento e l’indirizzo del Welfare del mare nei singoli porti, per infondere tutti insieme un momentaneo sollievo verso una peculiare categoria di lavoratori che, nel compimento della propria missione, sacrifica affetti ed abitudini di vita, quali per le altre sono invece coltivatesi nel quotidiano”! Giova ricordare che, alla costituzione del Comitato, si è arrivati dopo un’opera di sensibilizzazione cominciata circa tre anni fa su iniziativa di Don Giacomo Martino, Direttore Nazionale dell’Apostolato del Mare della Fondazione Migrantes. Com’è noto, inoltre, detto Comitato, costituito presso il Ministero dei Trasporti, ha come intento porre al centro dell’attenzione la Gente di Mare, promuovendo, sia a livello locale che nazionale, tutte quelle iniziative tese all’applicazione delle Direttive e delle Raccomandazioni dell’I.L.O. contenute nella “Convenzione per l’assistenza dei marittimi n. 163/1987” e la relativa “Raccomandazione per l’assistenza dei marittimi n. 173”, entrata in vigore il 3 Ottobre 1990.
La Convenzione ILO/163 è stata ratificata finora da 15 Paesi (Brasile, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Georgia, Ungheria, Messico, Norvegia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Repubblica Slovacca), tra i quali non compare l’Italia. Purtroppo, alla base di varie perplessità espresse da alcuni Governi, vi è la questione del finanziamento dei servizi di assistenza, ricordando comunque che la Convenzione pone solo l’obbligo di assicurare “che vengano adottate le misure necessarie per finanziare”, lasciando che venga risolta con il ricorso alle Leggi nazionali la questione di “chi debba provvedere ai fondi e con quali mezzi”.
E’ ben evidente la notevole importanza che rivestono le azioni a tutela dei diritti umani svolte dagli Istituti specializzati delle Nazioni Unit5e, tra i quali figura appunto l’I.L.O. (“International Labour Organization”: acronimo in inglese dell’O.I.L. in italiano). L’attività dell’I.L.O. è finalizzata allo studio dei problemi del lavoro nei suoi diversi aspetti e, quindi, introduce all’art. 2 della Convenzione ILO 163 l’assicurazione che siano forniti ai marittimi adeguati strumenti e servizi di assistenza sociale sia nei porti che a bordo delle navi. Operare per la promozione del Welfare marittimo significa anche agevolare il lavoro dei marittimi che è necessario per lo sviluppo del commercio e di conseguenza per l’intera economia mondiale. Nel nostro Paese l’industria del trasporto marittimo costituisce un elemento fondamentale del PIL, ma, nonostante ciò, la maggior parte degli italiani, compresi molti mass-media, non conosce adeguatamente le varie problematiche che vertono intorno al lavoro ed alla vita di queste persone che vengono generalmente chiamate “marittimi”.
Nicola Silenti Pubblicato su “Portonuovo” e su “Vita e Mare” – Marzo 2007