Anzitutto il lavoro. I nuovi, drammatici dati sull’occupazione diffusi in questi scampoli di vacanze dai media nazionali sembrano gettare nello sconforto tutti tranne i politici.
Impegnati nelle solite, volgari ed estenuanti risse sulle ennesime nuove tasse, gli indulti di massa e le più ingegnose questioni di lana caprina, gli ispirati “rappresentanti del popolo” assistono imperterriti alla deriva sempre più incontrollabile (ma soprattutto incontrollata) della Nazione.
Mentre le prime pagine dei quotidiani e i dibattiti TV si incendiano di insulti e calunnie al vetriolo tra gli stessi partiti di governo, come anticipato due giorni fa dall’Istat il tasso di disoccupazione nel Paese reale è cresciuto nel secondo trimestre dell’anno sino alla soglia d’allarme del 12 per cento, in rialzo di quasi 2 punti rispetto al già disastroso 2012. Un dato spaventoso, che si traduce in una realtà concreta e quotidiana di lacrime, angoscia e disperazione per i tre milioni e 75 mila disoccupati italiani (ufficiali) e in un tragico corollario di percentuali da catastrofe, come testimoniano il 39,5 per cento di disoccupazione giovanile (dato nazionale) e il 51 per cento di disoccupazione per le giovani donne del sud.
Numeri di una realtà ormai insostenibile, che espone i nostri connazionali più indifesi (donne, precari, disoccupati di lunga durata e over 50) e soprattutto i nostri giovani a un presente fatto di ricatti, povertà e solitudine. Segnali di un disastro che sembra ineluttabile, ma al quale c’è ancora chi è convinto sia possibile ribellarsi.
L’azione politica di Fratelli d’Italia in tema di lavoro si fonda sul caposaldo che la disoccupazione si combatta con la crescita economica: tutelare il lavoro e crearne di nuovo, infatti, è possibile soltanto con la creazione di nuove imprese e incentivando quelle già esistenti a produrre. Quando le aziende chiudono, infatti, non c’è più un mercato del lavoro da difendere né occupazione da tutelare.
La grande battaglia che vogliamo e dobbiamo combattere, tutti insieme, è quella di eliminare le differenze di trattamento tra lavoratori in modo che la richiesta di flessibilità imposta dalla nuova economia globale sia divisa equamente tra tutti, senza privilegi o favoritismi. Una battaglia da condurre, invece che a parole, con gesti e azioni concrete: riducendo il peso fiscale a carico dei nuovi assunti, rafforzando lo strumento dell’apprendistato come strumento di accesso al lavoro, ma soprattutto con una riforma che si ispiri al Contratto Unico per tutti, ossia un sistema che preveda un grado di tutela crescente in base all’anzianità di servizio in azienda. Una nuova politica del lavoro, capace di puntare sull’eccellenza italiana dell’artigianato di qualità, di introdurre forme di partecipazione agli utili da parte dei lavoratori, di istituire un sistema unico di ammortizzatori sociali per tutti.
La ripresa del Paese comincia anzitutto da noi, da un nuovo senso dello stare insieme e di essere una comunità. Una Nazione solidale, che sappia appianare le distanze tra i primi e gli ultimi. E’ una questione di giustizia, di appartenenza e di orgoglio. L’orgoglio di essere Fratelli d’Italia.