28I caduti sul lavoro nel nostro Paese sono stati nel 2007 circa 1.280 ponendo l’Italia al primo posto in Europa. Anche il lavoro nei porti registra profili di alto rischio non certamente come in altri settori, ma comunque in alta classifica.
Merce movimentata di tipi diversi e specificità dei lavori portuali, non possono tollerare lavoratori senza esperienza; inoltre poco si investe in formazione e aggiornamento professionale.
Occorre incidere prima di tutto su un nuovo approccio alla sicurezza eliminando sensi di inadeguatezza, incertezza ed incomprensioni che sembra dominino i rapporti fra varie imprese. Bisogna evitare che operazioni di routine come il maneggio di un carico di soia possa tramutarsi in tragedia. In molti porti si lavora in base all’esperienza ed alla pratica, ma non sono mai stati fatti appositi corsi sui vari tipi di merci, partendo dalla conoscenza, seppur ridotta, dell’IMDG Code, GRAIN Code, etc. La specificità dei lavori portuali ci porta all’identificazione di numerosi “comparti” che presentano profili di rischio, tra questi spiccano per esempio gli imbarchi e sbarchi rotabili su navi RO/RO, merci varie su carichi pesanti, carico e scarico merci solide alla rinfusa, merci pericolose, movimentazione container, etc.
In merito a quest’ultimo “comparto”, secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, circa il 4% dei container contengono concentrazioni pericolose di gas tossici che potrebbero essere pericolosi per la salute dei lavoratori anche in caso di colaggi da parte di colli ben stoccati nel container. Nella disamina di un altro “comparto” e cioè quello relativo alle merci pericolose, è utile richiamare quanto avvenuto nel corso dell’82ª riunione NSC (Commissione Sicurezza Marittima) dell’IMO, svolta ad Istanbul: in un angolo del programma vi era un documento proveniente dal Regno Unito, nel quale si proponeva che una piccola parte del Codice IMDG, attualmente non obbligatorio, divenisse tale. Si tratta della necessità che qualsiasi persona che opera nell’ambito portuale venga addestrato a riguardo quando impegnata nel maneggio di merci pericolose.
La conoscenza di detto codice non risulta si applichi ai lavoratori portuali, di conseguenza mentre l’addestramentodei marittimi in materia di merci pericolose è formalmente richiesto lo stesso non vale per il personale di terra. Se l’IMO ha ritenuto di estendere a terra il codice ISPS ci si aspetta che avvenga altrettanto con il codice IMDG (International Marittime Dangerous Code).
Le procedure per il rilascio dell’autorizzazione all’imbarco e trasporto marittimo e per il nullaosta allo scarico ed al reimbarco per altre navi (transhipment) delle merci pericolose sono regolate dal Decreto n. 36/2004 del Comando Generala del Corpo delle Capitanerie di Porto che però non si applica “alla sosta ed alla movimentazione delle merci pericolose all’interno delle aree portuali, a terra”. La disciplina della materia in tali aree è, com’è noto, di competenza delle Autorità Portuali. Risulta che non tutte le Autorità hanno emesso le specifiche ordinanze in merito, inoltre quelle esistenti pur recando il richiamo a tutti i provvedimenti normativi a riguardo compresi gli articoli specifici del Decreto 272/99 non includono in maniera specifica il richiamo ad un costante aggiornamento professionale degli addetti ai lavori e di chi dovrebbe controllare sugli aspetti del Codice IMDG, sull’accordo ADR ed il regolamento RID che, tra l’altro, sostanzialmente equivalenti tra loro, mal si interfacciano con l’IMDG Code che pone regole più restrittive. Tral’altro non risulta che in tutti i porti gli operatori siano a conoscenza del richiamato Decreto n. 36/2004 e questo aumenta ancora di più il profilo di rischio del “comparto” relativo alle suddette merci. In ultima analisi, occorre “ritoccare” sia il Decreto 271/99 che il Decreto 272/99 con l’inserimento di una disposizione specifica che affronti correttamente la realtà del problema interfaccia nave/porto che allo stato attuale manca, incrementando quindi la reciproca conoscenza delle normative vigenti per quanto applicabili.
Pubblicato su “Porto & Diporto” di Luglio 2008