È necessario investire nei porti per renderli sempre più efficienti e rispondenti ai mutamenti dell’economia e degli scambi commerciali mondiali. Lo sottolinea una ricerca sul tema “Italian Maritime Transport: impact on the economic development. Scenarios, sea traffic analysis and case studies” presentata oggi da Alessandro Panaro responsabile infrastrutture di SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno nel corso della conferenza internazionale tenutasi in occasione della giornata di apertura della tredicesima convention nazionale del The International Propeller Clubs che si è svolta nel Castel dell’Ovo di Napoli .
«La ricerca che presentiamo oggi – ha esordito Panaro – vuole essere un utile strumento conoscitivo e di supporto strategico agli operatori del settore marittimo, asset primario per il nostro Paese.
«Come si nota bene dalla ricerca SRM – ha rilevato il presidente della Federazione del Mare, Paolo d’Amico – anche nel Mediterraneo le attività marittime hanno un ruolo trainante. In un simile scenario, mi preme sottolineare l’importanza dei cluster. In quello italiano è profonda da sempre la consapevolezza delle correlazioni che esistono, da un lato, tra le attività sviluppate da soggetti economici (armatori, cantieri, agenti, terminalisti, ecc.) e quelle invece che fanno capo ad organismi che hanno ruoli amministrativi o di vigilanza (Marina Militare, Guardia Costiera, Autorità Portuali); dall’altro, tra tutti questi attori del cluster marittimo ed i soggetti esterni che influiscono trasversalmente sul funzionamento del cluster stesso (settori bancario, assicurativo, ecc.). Altrettanto importante – ha osservato d’Amico – è favorire l’integrazione delle attività marittime a livello regionale. Una simile integrazione può avere una connotazione produttiva o tecnologica, ma comunque coinvolge una pluralità di attori: aziende industriali capofila con il loro indotto, istituti di ricerca, università, enti di formazione, istituti finanziatori. I cluster così formati operano per la diffusione di cultura e formazione marittima mirata, garantendo una migliore risposta del mercato locale del lavoro, promuovono l’innovazione e di conseguenza fungono da incubatori per nuove iniziative industriali o per lo sviluppo di quelle esistenti.
Una rete di cluster nel Mediterraneo può contribuire a valorizzare il potenziale di crescita dei paesi dell’area, facendo leva sulla risorsa comune che è appunto questo mare, una risorsa su cui costruire concretamente una volontà comune».
( fonte http://www.informare.it )