Dalla fondazione fenicia alla competizione globale della modernità. Nella sua lunga storia di successi e sbandamenti, di trionfi e rovine, il porto di Cagliari vive in questi ultimi anni un presente in chiaroscuro all’ombra di un orizzonte carico di incertezza. Un presente in preda a tanti dubbi e perplessità, con un destino appeso alla capacità di inserirsi nelle nuove rotte dell’espansione commerciale
d’Oriente. Un momento di transizione per un futuro oscuro che ripone nelle mani dei suoi uomini migliori la sorte di un approdo strategico: un porto che è da sempre una vera e propria porta spalancata sulla seconda isola del Mediterraneo.
A partire dagli anni Ottanta, il modo di concepire il trasporto marittimo è stato letteralmente rivoluzionato dall’avvento del container, che sin dagli albori dell’epoca della globalizzazione ha introdotto nuove e più efficienti tecniche di carico e scarico delle merci: una decisa virata dell’intero comparto nell’ottica di una meccanizzazione universale e di migliori e più proficui metodi gestionali. Chiunque in quegli anni abbia avuto a che fare, a qualsiasi titolo, con quel mondo non può avere dimenticato le navi ricolme di sale o di soda caustica, simbolo ed emblema di una movimentazione merci imperniata per decenni sulle tradizionali rinfuse solide. Come non ricordare la nave da carico generale, che sbarcava e imbarcava di tutto: vino, minerali, granaglie, concimi e legno. Un universo dinamico e frenetico, distrutto nelle quantità e smantellato dei suoi simboli nel volgere di pochi anni dalla chiusura delle miniere e delle fabbriche, e poi ricostruito, ma soltanto in parte, con il nuovo sistema dei trasporti Ro-Ro e il conseguente avvento dei container.
Oggi, il porto di Cagliari rappresenta uno dei principali poli nazionali per la movimentazione delle merci, attestandosi da tempo come la terza realtà nazionale del comparto alle spalle di due players del calibro di Trieste e Genova. Una voce cruciale, quella del traffico delle merci containerizzate, ma che non può relegare in secondo piano le altre importantissime attività come il traffico merci su navi
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traghetto, il trasporto passeggeri, il traffico crocieristico, la pesca, la cantieristica e infine la nautica da diporto, vero tesoro latente e ancora inespresso di un territorio che non è riuscito a sfruttare appieno tutto il suo impareggiabile patrimonio di risorse dell’offerta turistica.
Le attività portuali della realtà cagliaritana si snodano nel presente lungo due grandi direttrici, da sommare a quella petrolchimica di Sarroch. Il porto storico, interessato dal traffico commerciale Ro-Ro, dal transito delle navi passeggeri e da crociera, dalla pesca, dal traffico diportistico e il porto canale polifunzionale, il cui traffico registra, purtroppo, un calo di volumi dopo la diminuzione degli approdi da parte della Hapag Lloyd, con un futuro incerto per mancanza di nuovi progetti. Nota importante il trasporto dei passeggeri da e verso il Continente sulle navi di linea: un settore ancora rimarchevole nei numeri nonostante la pesante flessione registrata negli ultimi anni a seguito della spietata concorrenza delle compagnie aeree low cost.
Tra le prospettive più interessanti per lo scalo del Capoluogo si conferma il rilievo strategico del settore crocieristico con scali in aumento, primo segnale di incoraggiamento per la debuttante Autorità di Sistema portuale del Mare di Sardegna, che incassa sul nascere una fiducia da spendere nell’interesse di un’Isola che vuole e deve contare sempre di più.
(admaioramedia.it)
Nicola Silenti