Genova – A guardare la lista degli iscritti all’ultima sessione di esami della direzione marittima della Liguria si può pensare che in Italia nessuno voglia lavorare sulle unità da diporto. A fronte di 450 aspiranti ufficiali e comuni del settore mercantile, ci sono solo quattro domande per i titoli del diporto. I numeri però sono ingannevoli. Il settore della nautica continua ad attirare decine di giovani ogni anno. E allora?
La risposta la fornisce Luciano Panizzutt, presidente dell’Associazione marittimi del diporto di Santa Margherita Ligure. «Da qualche anno, con il riconoscimento reciproco tra Italia e Regno Unito dei certificati del diporto, i giovani preferiscono rivolgersi ai percorsi formativi inglesi, anche se molto più costosi, piuttosto che a quelli nazionali».
La situazione è paradossale. Mentre ottenere i requisiti per il titolo italiano non costa quasi nulla, per quello inglese occorre sborsare fra i 5.000 e i 7.000 euro. Ma il prezzo vero che paga il marittimo per ottenere il titolo italiano è altrove, ossia nel tempo necessario per avere i requisiti. In media si può aspettare fino a sei o sette anni, mentre per quello inglese, pagando i corsi, basta un anno. Com’è possibile? «La differenza principale tra i due percorsi – spiega Panizzutt- sta nei requisiti di accesso: non ne serve quasi nessuno, se non autocertificazioni, per il percorso inglese, contro i 36 mesi di navigazione di cui 24 su unità destinate al noleggio per quello italiano. Oggigiorno per poter mettere insieme 36 mesi di navigazione (ammesso di riuscire a trovare un armatore disposto ad assumerti regolarmente, perchè i periodi devono essere dimostrati dal Libretto di navigazione) ci vogliono dai sei agli otto anni, considerando che un mozzo/marinaio viene spesso ingaggiato per la sola stagione estiva, per cui 5-6 mesi l’anno».