Dalla lettura delle varie Riviste del settore, si evince che la nautica da diporto rappresenta uno dei settori di punta del comparto dell’economia marittima anche grazie all’impegno politico delle Istituzioni che negli ultimi anni ha determinato cambiamenti notevoli nelle regolamentazione della materia.
L’attento e sistematico intervento regolamentare sul diporto nautico è da sempre e comunque frutto della consapevolezza che i suoi effetti si ripercuotano non solo sulle abitudini degli italiani, cioè sul loro modo di trascorrere il proprio tempo libero, ma anche sui settori economici ad esso attinenti, come il turismo nautico da cui possono derivare nuove occasioni di sviluppo e di occupazione, peraltro strettamente competitive non solo nel mercato del lavoro italiano, ma anche nel mercato estero.
Nel settore lavorano circa 12 milioni di addetti ed il contributo al PIL nel 2004 si è aggirato intorno a 2,2 miliardi di euro con un incremento del 5% rispetto al 2003. Quanto sopra secondo i dati dell’UCINA che, comunque, riscontra che la nautica italiana cresce ancora anche se con percentuali minori delineando un mercato a due velocità con una nautica più piccola in sofferenza. L’imminente 45esima Edizione del Salone nautico, che si terrà nel prossimo mese di ottobre dall’8 al 16 alla Fiera di Genova, non vedrà solamente l’analisi dei suddetti dati e l’esposizione di circa 2 mila imbarcazioni, ma anche una serie di convegni ed incontri sui temi della nautica.
Oggetto di discussione sarà senz’altro il nuovo Codice della Nautica da diporto (Decreto Legislativo n.171/2005) in vigore dal 15/09/2005, e, sempre in attuazione alla Legge n.172 del 08/07/2003, anche il Decreto n.95 del 04/04/2005 (Regolamento di sicurezza recante norme tecniche per le navi destinate esclusivamente al noleggio per finalità turistiche) ed il Decreto n.121 del 10/05/2005 (Regolamento recante l’istituzione e la disciplina dei titoli professionali del diporto).
Quest’ultimo provvedimento, in vigore dal 20/07/2005, si applica “al personale imbarcato sulle imbarcazioni e navi da diporto impiegate in attività di noleggio, sulle navi destinate esclusivamente al noleggio per finalità turistiche ed al personale che svolge attività lavorativa sulle navi da diporto, ferma restando la disciplina in materia di patente nautica per il comando di navi da diporto di cui all’art.4 del DPR n.431 del 09/10/1997”. Sulla scorta delle linee guida del programma di attività del Collegio Nazionale Capitani L.C. e M. stilato il 21/01/2003 nonché in aderenza agli scopi stessi del Collegio di cui all’art. 2 dello Statuto, tale Regolamento viene visto con particolare attenzione dalla suddetta Associazione professionale, in quanto introduce per la Sezione Coperta figure come lAllievo, l’Ufficiale di navigazione, il Capitano ed il Comandante del diporto e per la Sezione Macchina l’Allievo, l’Ufficiale di macchina, il Capitano di macchina ed il Direttore di Macchina del diporto (art.2).
Detto personale, oltre ad essere iscritto nelle matricole della Gente di Mare di Iª Categoria e munita di Libretto di navigazione, deve possedere precisi requisiti di navigazione e di addestramento, nonché effettuare i corsi e sostenere gli esami previsti dalla Convenzione sulle norme relative alla formazione della Gente di Mare, al rilascio dei brevetti ed alla guardia, meglio conosciuta come la STCW 78/95. Per inciso, i programmi degli esami riconducibili al Codice STCW non risultano essere ancora entrati in vigore. I rapporti fra titoli professionali marittimi e titoli professionali del diporto sono disciplinati dall’art.13, mentre l’art.14 reca le Disposizioni transitorie per coloro i quali sono in possesso del titolo di “Conduttore delle imbarcazioni da diporto adibite al noleggio” (di cui all’art. 10 del D.L. n.535 del 21/10/1996 convertito in Legge n.647 del 23/12/1996) e coloro i quali sono in possesso della patente per il comando di navi da diporto.
Al di là delle disposizioni transitorie di cui sopra, c’è da registrare una volontà di “riqualificazione professionale” per il personale del diporto, assimilando la figura dello “Skipper” a quella di titoli professionali marittimi. Questa svolta potrà senz’altro registrare un successo degli equipaggi italiani che fin’ora, come si evince anche da dati statistici, non sembra essere all’altezza del prodotto “cantieristico” italiano leader nel mondo.
In altri termini, la stessa UCINA registra che solo il 10% degli equipaggi dei Super Yachts costruiti in Italia è di nazionalità italiana. Ci si augura comunque che quanto sopra non porti solo ad un “trasferimento” di Gente di Mare dal naviglio mercantile a quello diportistico che amplificherebbe la crisi occupazionale già esistente nel settore, soprattutto per le piccole organizzazioni charter a “conduzione familiare” da traghettare in un ambito altamente professionale non facile da gestire.
Nicola Silenti Pubblicato su “Vita e Mare” Settembre-Ottobre 2005