Nel corso della presentazione del Terzo Rapporto sull’Economia del Mare che aggiorna quello del 1998 e del 2002, organizzato dalla Federazione del Mare e dal CENSIS presso la sede del CNEL a Roma, il Ministro dei Trasporti Alessandro Bianche ha sottolineato come “quello marittimo sia un settore in crescita sul quale bisogna puntare per far ripartire l’economia del mare”.
Nell’occasione, è stato anche ricordato che in Italia le attività marittime hanno generato una produzione di oltre 36,5 miliardi di euro, pari a circa il 2,7% del Prodotto Interno Lordo, il 4,4% degli investimenti italiani ed un’occupazione di circa 395.000 unità di lavoro che costituisce l’1,6% di quella nazionale. Sono questi indubbiamente dati interessanti che dimostrano come il sistema delle attività marittime abbia una sua specifica andatura differente da quella dell’economia nazionale. Analoghe riflessioni emergono anche in campo europeo, dove il rendimento dello “short sea shipping” è così in crescita da determinare a Bruxelles la revisione del programma per lo sviluppo di questo tipo di trasporto marittimo.
Considerato il nostro impegno nel campo delle problematiche attinenti l’istruzione e la professionalità della Gente di Mare, del Personale Marittimo, nonché del Personale che lavora in attività attinenti al “pianeta mare”, particolare attenzione abbiamo riposto alla parte del Rapporto dedicata alla formazione che, come abbiamo già avuto modo di dire in altre occasioni, è ormai un dato certo nel panorama del cluster marittimo italiano.
Giustamente, secondo il nostro parere, è stata richiamata come volano dell’evoluzione della carriera professionale anche l’Accademia Italiana della Marina Mercantile, anche se non si può non tener conto che è ancora insufficiente per tutti e lascia tuttora irrisolto il “problema dell’Allievo” che costituisce, com’è noto, il primo gradino della carriera professionale marittima. Da più parti si dice che nei prossimi anni mancheranno circa 30.000 Ufficiali e quindi ci sarà bisogno di “giovani” pronti a sostituire gli “anziani”.
Ebbene! Come si può parlare dell’imbarco di giovani se sono proprio gli Allievi ad incontrare le maggiori difficoltà nella carriera da Ufficiale e se la loro situazione non solo è penalizzata dalla scomparsa dalle Tabelle di armamento, ma anche dalla non rimborsabilità dei corsi post-diploma. Parlare di “calo delle vocazioni”, come emerge da più parti, è indubbiamente una corretta valutazione che non è limitata al nostro Paese, ma interessa l’intera Unione Europea. E’ evidente che il lavoro sul mare è impegnativo e pesante e richiede sacrifici non indifferenti; però, proprio per questi motivi, sarebbe opportuno l’abbattimento delle difficoltà di cui sopra, agevolando la carriera dei giovani che la vogliono intraprendere e quindi il primo passo da fare sarà l’inclusione dell’Allievo nelle Tabelle di armamento delle navi, oltre che l’incentivazione e la promozione di tale figura, in modo da ricondurre i giovani sulla “via del mare” dando loro certezze sul futuro non solo nel mondo della “navigazione”, ma anche, dopo l’esperienza di bordo, in quello dello “shipping”, della gestione dei porti e del “management tecnico”.
Perseguendo un’efficiente politica marittima, bisognerebbe quindi considerare questo aspetto ed, in un’ottica di “competitività” e di contenimento dei costi, tornare a parlare anche di finanziamenti, contributi, sgravi fiscali da parte dello Stato per garantire la continuità della categoria degli Ufficiali nazionali.
Le Società che, un tempo, godevano di finanziamenti statali, infatti, imbarcavano gli Allievi, ma, appena si è dovuto affrontare il contenimento dei costi e l’assenza di finanziamenti, nella riduzione degli organici di bordo la prima figura ad essere sacrificata è stata proprio quella dell’Allievo di Coperta e dell’Allievo di Macchina. C’è da aggiungere che purtroppo l’intera categoria della Gente di Mare sembra ormai una “razza in via d’estinzione”, ma ciò non è dovuto solo al calo delle vocazioni, ma anche al fenomeno del risparmio sul costo del lavoro che agevola l’imbarco di marittimi stranieri su navi italiani.
Se è vero che, nell’ultimo periodo, si sta comunque verificando quel cambiamento di tendenza che vede molti armatori cominciare nuovamente ad imbarcare Gente di Mare italiana in quanto garante di una maggiore affidabilità, ancor di più occorrerà lavorare in tutti i sensi per l’incremento, la formazione, l’aggiornamento della stessa Gente di Mare e delle altre professionalità del mondo dello “shipping”.
Nicola Silenti Pubblicato su “Vita e Mare” Novembre-Dicembre 2006