Il mare che in passato ci ha separato, oggi ci unisce. Cagliari è al centro di una grande rete di trasporti mondiali in un momento in cui si sta ripensando il sistema dei trasporti in Sardegna”.
Le parole del presidente della Regione Autonoma della Sardegna Renato Soru ben illustrano il trend positivo che sta interessando il Porto Canale, destinato a divenire finalmente un importante hub capace di sfruttare realmente la strategica posizione dell’Isola al centro del Mediterraneo attivando collegamenti con oltre 80 porti in tutto il mondo, dal Nord America all’Asia, per un totale di 800 scali di navi all’anno e di 800mila Teu annuali trasportati.
Nell’era della globalizzazione in cui i trasporti assumono un ruolo fondamentale, è infatti indispensabile per la Sardegna realizzare una linea globale di collegamento diretto con i mercati dell’Asia e del mondo intero, sfruttando proprio quell’insularità che troppo spesso è stata considerata solo come un limite alla crescita economica.
Nuove opportunità di sviluppo ed occupazione si stanno infatti concretizzando in seguito alla sottoscrizione dei contratti firmati dalla società Contship con alcuni tra i più importanti operatori di transhipment internazionali: le tedesche Hapag-Lloyd e Hamburg Süd (principali operatori del porto strategico di Amburgo), la giapponese Nyk (Nippon Yusen Kaisha), la coreana Senator Lines, la Misc della Malaysia (divisione trasporti della Petronas, colosso asiatico del settore energetico) e la cinese Ocl (di proprietà dell’ex governatore di Hong Kong). Già programmate linee settimanali tra oltre 47 porti d’oltremare (8 transoceaniche, 11 feeder) e lo scalo cagliaritano, considerato “economicamente vantaggioso, dotato di una posizione geografica centrale e di un fondale adatto ad accogliere grandi navi”. La sola Hapag-Lloyd, al quinto posto nel mondo per volumi di traffico, “batte bandiera in oltre 300 località in 100 Paesi” e possiede 133 navi con cui ha toccato i cinque milioni e mezzo di teu dal 2004 al 2007 (circa il 10% di teu movimentati nel mondo in un anno).
Nel breve periodo, la movimentazione del traffico nel Porto Canale potrebbe divenire dieci volte superiore a quanto registrato al culmine dell’attività degli anni precedenti e già sta rientrando anche la crisi occupazionale che ha portato alla cassa integrazione di oltre 200 lavoratori ed al trasferimento volontario di altri a Tangeri. Non bisogna però cullarsi sugli allori! Malta, Gioia Tauro e Tangeri sono già in agguato e, per continuare ad essere competitivo, l’hub cagliaritano dovrà essere sempre in grado di offrire prezzi convenienti, efficienza e professionalità.
Il Porto Canale può quindi guardare al futuro con un certo ottimismo sull’onda di quella “politica in grado di fare sistema” tanto sostenuta dal presidente dell’Autorità Portuale di Cagliari Paolo Fadda che si sta concretizzando in opportunità di sviluppo infrastrutturale ed occupazionale (con 60 nuove assunzioni e corsi di riqualificazione per il personale già attivo).
Pina Monni
Pubblicato su “Porto & Diporto” – Novembre 2008