DL NEWS 10/2017
Seguire le “ stazioni “ dei decreti e delle circolari del MIT e della Capitaneria ( “esemplare “la risposta del 13 marzo al coordinamento dei marittimi) sui corsi dei naviganti è stata per noi una “ via crucis “ psicologica perchè ci immedesimavamo negli animi di chi esercita la professione sulle navi , cioè nel posto di lavoro. Rileggendo il libro “ Navigando sui Ricordi del Mare” edito dagli ex allievi del Nautico San Giorgio di Genova ( recensito da Ugo Dodero ) e il volume “ Il mio Nautico “ curato da Flavio Serafini, con le testimonianze degli ex allievi del Nautico di Imperia , siamo rimasti ancora più sconfortati.
COME E’ POSSIBILE UN CAMBIAMENTO COSI’ RADICALE NEGLI ULTIMI ANNI NELLA NOSTRA MARINA MERCANTILE ?
Noi abbiamo fatto la nostra esperienza di vita in mare, nella scuola , nell’editoria, nell’organizzazione dei corsi e pensavamo di mettere il nostro foglio al servizio della comunicazione dei naviganti , cioè raccontare le loro storie, la loro professionalità, i loro problemi ( abbiamo tradotto nel 1981 la prima STCW del ’78 e collaborato col Ministero per introdurla nel nostro ordinamento legislativo) . C’erano allora fior fiore di dirigenti ministeriali che dialogavano tra Pubblica Istruzione e Marina Mercantile , Comandanti generali delle Capitanerie che ricorderemo sempre e ufficiali del Corpo provenienti dall’esperienza sulle navi mercantili ( oggi una parte di loro sono impegnati in una improba e ambigua campagna dei naufragi dei migranti). Ebbene sono almeno 5 anni che il “ treno “ delle competenze ( ministeriali ) è deragliato su binari lontani dalla realtà del mare e del buon senso, quasi a dimostrare un disprezzo verso chi deve lavorare sulle navi. I burocrati senza o con stellette sono lontani da ogni sommovimento; non vogliamo gettare la spugna , ma prendiamo coscienza che ogni dialogo con le istituzioni è quasi inutile. Diamo atto a qualche deputato, ai comitati spontanei dei marittimi, ai sindacati che tardivamente si sono messi sulla strada romana per manifestare il diritto dei marittimi a farsi riconoscere come lavoratori in una marina che purtroppo non sarà più la stessa , nostra e dei nostri padri. Volenti o no il “ mare è ancora quello “ , non un amico certamente , ma sempre il portato della tradizione mediterranea unica e plurimillenaria dove ci siamo temprati.
Non riduciamo i nostri giovani che andranno per mare a livelli di sentina !