Da “Vita e Mare”. Periodico di cultura e informazioni sulle attività marittime.Organo di stampa del Collegio Nazionale Capitani L.C. e M.- Nov./Dic.2022-Pag.12
UN LIBRO PER RIFLETTERE
Se non meritiamo il nostro mare
Da anni ormai l’Italia è una nazione che ”volta” le spalle al mare e rivolge il suo sguardo verso la terraferma a settentrione, avendo paura se non addirittura repulsione per la propria, pur innata, dimensione marinara. Eppure il Mediterraneo è una via di comunicazione globale unica al mondo in preda a una crescita esponenziale, in termini numerici, dei traffici commerciali e delle rotte marittime lungo le quali transita la gran parte delle materie prime, delle derrate alimentari, delle risorse energetiche e dei prodotti finiti del pianeta. A dispetto di una simile evidenza e dell’interminabile corollario di analisi, studi, proiezioni e articoli di stampa che da anni insistono sull’argomento, chi prende le decisioni nel nostro Paese è riluttante ad abbandonare la sua visione terragna e abbracciare la naturale attitudine di un Paese votato al ruolo di potenza marittima. Una dimensione naturale e un destino ineluttabile per l’Italia, quello del mare, espresso in modo mirabile nel quanto mai attuale libro “Patria senza mare. Perché il mare nostrum non è più nostro. Una storia dell’Italia marittima” (Signs Books, euro 25,00), dell’autore Marco Valle, dove viene narrata la storia nazionale “del mare” piena, in 514 pagine, di aneddoti, curiosità, ritratti e vicende del Mare Nostrum nella quale tra l’altro troviamo lo splendore di Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, capitali mondiali della globalizzazione medioevale. E ancora, la vittoria di Lepanto, la supremazia marittima, tra il Seicento e il Settecento, di Livorno, Trieste e Napoli ed infine il pensiero di Camillo Benso di Cavour, la luminosa stagione dei transatlantici, i conflitti del Novecento e tanto altro ancora per arrivare alle parabole parallele dei Costa e di Achille Lauro. Un’opera che ha il valore inestimabile di un lascito a futura memoria, un vero e proprio testamento ideale per i marittimi di oggi e di domani, un patrimonio di saperi e sentimenti affidato al fluire di ogni riga e di ogni pagina grazie alla consapevolezza di chi non vuole rassegnare il suo racconto alla gloria delle gesta passate ma tracciare una rotta chiara e netta in questo oceano presente di ignoranza, inadeguatezza e ottusità. Per questo lo promuovo, con gratitudine verso chi ha saputo farsi interprete di un universo vessato e calpestato ma che, lo dimostra il suo sforzo, ha ancora voglia di combattere.
Nicola Silenti