Giorni concitati e una girandola frenetica d’incontri scandiscono il passo del malcontento dei trasportatori marittimi di Sardegna e Sicilia. Una protesta partita con il nuovo anno nell’Isola nei porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres e scatenata dai rincari delle tariffe nei collegamenti marittimi dalla Sardegna al continente: rincari prodotti dal nuovo regolamento dell’Unione europea che impone l’utilizzo nei traghetti di carburanti con contenuto di zolfo inferiore a quanto consentito in precedenza. Una disposizione ispirata dall’onda lunga della nuova sensibilità “green” della legislazione comunitaria, ma che in realtà ha prodotto come conseguenza immediata quella di punire, una categoria di lavoratori già fortemente penalizzata da un folto campionario di tasse e balzelli, dagli ovvi disagi dell’insularità e da un sistema burocratico vetusto e mal sopportato.
Una rabbia, quella dell’autotrasporto sardo, germinata in una serie di proteste spontanee nei principali scali da parte degli autisti di mezzi pesanti e rimorchi, con il blocco degli accessi ai porti e ritardando le operazioni di carico e scarico delle merci. Una rabbia che esplode oggi ma nasce da molto lontano, tra armatori costretti ai salti mortali per la sopravvivenza in un mercato ormai quasi del tutto senza controlli e l’impossibilità di spuntare dalle compagnie di trasporto condizioni tariffarie più favorevoli.
Da qui la mobilitazione del comparto e gli incontri di questi giorni tra le sigle di categoria e il ministero dei Trasporti, condito dalla mobilitazione dei politici sardi impegnati in un confronto costante sui due versanti del Consiglio regionale e del parlamento nazionale. Un clima insolitamente “bipartisan” che ha permesso l’approvazione nei giorni scorsi di una mozione unitaria contro il rincaro delle tariffe dei trasporti via mare, seguito dall’impegno della Regione Sardegna di avviare tutte le azioni utili, sia in sede europea che nazionale, per scongiurare l’aumento dei costi dei trasporti. Un aumento che accentua ancor più l’isolamento della Sardegna, estendendo una miriade di effetti sciagurati a cascata, specie nei settori del turismo e del commercio.
A ritagliarsi un ruolo di primo piano nella vertenza è stata sinora la CNA Fita, la confederazione di artigiani e piccole e medie imprese impegnati nei settori del turismo, dei servizi e dell’industria. Una testimonianza evidente di quanti e quali siano i settori investiti trasversalmente dai contraccolpi negativi delle scelte dell’Unione. Scelte funeste soprattutto per la Sardegna, cui il viceministro dei Trasporti Cancelleri ha assicurato l’impegno del governo per un intervento sulla convenzione per la continuità territoriale ormai in scadenza il prossimo luglio, ferma restando, in caso di ritardi nel completamento dell’iter per l’emanazione della gara e l’aggiudicazione del servizio, la possibilità di una proroga della convenzione oggi ancora in vigore. Un terreno in realtà a dir poco minato dal punto di vista giuridico, soprattutto per la facilità mostrata dalle istituzioni europee nel ravvisare nell’interventismo dei governi nazionali aiuti di Stato da punire con l’annullamento e sanzioni spesso salatissime. Quanto alle specificità della Sardegna, la CNA FITA isolana ricorda che questo territorio presenta i requisiti previsti per il riconoscimento di regione “ultraperiferica” a norma del Trattato sul funzionamento dell’UE (art. 349), uno status che renderebbe possibile l’assunzione di provvedimenti specifici in deroga alle disposizioni del trattato. La CNA Fita ha inoltre chiesto al viceministro Cancelleri di valutare la possibilità di interloquire con l’UE in merito a questa specialità, e comunque di farsi carico come Stato membro dell’Unione di sostenere la specificità insulare della Sardegna per superare i gap infrastrutturali ed economici dell’Isola in via definitiva.
Nell’occasione Cancelleri ha comunque confermato che per contenere questa emergenza si farà certamente ricorso per la Sicilia a un ulteriore stanziamento che incrementi l’importo già destinato al “Marebonus” e che tale incremento sarà ad esclusivo appannaggio degli autotrasportatori. In proposito CNA FITA ha ribadito la richiesta pressante che per questi interventi di breve periodo, sia le risorse per lo sviluppo del combinato strada-mare in Sicilia che gli incentivi previsti per la compensazione in Sardegna, dovrebbero essere riconosciuti direttamente agli autotrasportatori con tempi di pagamento più celeri rispetto alla prassi.
In materia di collegamenti marittimi, le sigle del comparto sollecitano l’istituzione di almeno due linee, una su Olbia e una su Cagliari, dedicate al solo trasporto merci considerato che, nel periodo estivo, caravan e vetture hanno priorità d’imbarco sui veicoli pesanti mentre questi ultimi, al di là della stagionalità turistica, sostengono da soli la prevalente redditività delle compagnie di navigazione. A ogni buon conto, per la Sardegna il ministero ha previsto un nuovo incontro di approfondimento per studiare un meccanismo di incentivazione che non configuri per l’Unione Europea un aiuto di Stato, col rischio di un’eventuale restituzione delle risorse e un ulteriore esborso sanzionatorio per infrazione del diritto comunitario.
Da parte sua la Giunta regionale ha garantito ufficialmente la propria disponibilità all’inserimento di stanziamenti in favore del comparto nella prossima finanziaria, anche se risulta difficile immaginare un sostegno pubblico, sia nazionale che locale, in grado di appianare del tutto un rincaro dei noli marittimi quantificato nella misura del 60 per cento.
Dal canto loro, gli armatori proseguono sulla strada degli aumenti previsti e già in vigore dal 1° gennaio 2020, insistendo sulla necessità di fare fronte ai nuovi costi di esercizio per l’adeguamento alla legislazione europea del carburante. Uno stallo preoccupante che pertanto prosegue e che fa a pugni con l’urgenza di trovare una soluzione efficace e soprattutto rapida.
Nicola Silenti
(ilsarrabus.news)