Non si spegne il clamore polemico esploso nei giorni scorsi con la protesta dell’autotrasporto isolano. Una protesta iniziata senza troppi strepiti nei porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres e scatenata dai rincari delle tariffe per il nuovo anno nei collegamenti marittimi dalla Sardegna al continente: rincari prodotti dal nuovo regolamento dell’Unione europea che impone l’utilizzo nei traghetti di carburanti con contenuto di zolfo inferiore a quanto concesso in precedenza.
Una disposizione perlomeno in apparenza ispirata dalle nuove logiche “green” della legislazione comunitaria, ma che in realtà ha prodotto come prima conseguenza immediata quella di punire, ancora una volta, una categoria di lavoratori già penalizzata da un corollario di balzelli da guinness, dai disagi dell’insularità e da un sistema burocratico tra i più feroci e inaccettabili di un mondo, quello occidentale, che ci ostiniamo a pensare civile.
Una furia, quella dell’autotrasporto sardo, a tratti difficile da contenere e che si è riversata nei principali porti isolani con numerosi sit in di protesta degli autisti di mezzi pesanti e rimorchi, intasando così gli accessi agli scali e ritardando le normali operazioni di carico e scarico delle merci. Una protesta che ha in ogni caso riscosso la convinta solidarietà degli altri operatori, in un generale clima di sostegno spontaneo e di sincera adesione al presidio degli autotrasportatori.
Nel mirino degli operatori le tariffe alle stelle e l’insostenibilità di una situazione che da tempo ha oltrepassato i livelli di guardia, tra armatori costretti ai salti mortali per la sopravvivenza in un mercato ormai quasi del tutto senza controlli e l’impossibilità per le categorie del trasporto di ottenere condizioni tariffarie favorevoli.
Sta di fatto che a pesare adesso è la decisione dell’Unione europea di obbligare le compagnie di navigazione all’impiego di un carburante con una percentuale di zolfo pari solo allo 0,5 per cento, un combustibile nettamente più costoso di quello sinora tollerato con una percentuale di zolfo più elevata sino al limite del 3,5 per cento. Una vera e propria stangata che si ripercuote a catena su tutta il comparto con gli aumenti a cascata dei noli marittimi decisi dalle compagnie, andando così a colpire al cuore il già fiaccato settore del trasporto su gomma con un aggravio dei costi ormai ingestibile e insostenibile per chi opera dalla Sardegna e dalla Sicilia.
Al momento il blocco degli imbarchi ha scaturito un primo effetto, attirando l’interesse dei media e delle istituzioni sul malessere e gli enormi disagi degli operatori coinvolti nelle tratte verso i porti di Palermo, Termini Imerese, Catania, Messina, Porto Torres, Olbia e Cagliari. Scali provati da una feroce crisi economica, eppure a tutt’oggi insostituibili per entroterra e territori degradati da decenni di abbandono e orfani di politiche di supporto e sostegno economico capaci di rilanciarne in modo duraturo i destini.
Nicola Silenti
(ilsarrabus.news)