Lo snodo cruciale del sistema produttivo e dell’economia complessiva del Paese sta tutto nel sistema strategico delle infrastrutture e della logistica. Una logistica italiana che è in larga parte quella marittima, un settore capace di reggere quasi da solo la sorte dell’import – export italiano, cioè dell’anima vera della nostra economia.
Chiunque abbia a cuore il rilancio economico e industriale dell’Italia non può fare a meno di dedicare impegno e attenzione ai numeri e all’evoluzione di questo settore, da tempo identificato nella sua portata straordinaria e nelle sue tante interconnessioni con l’economia reale. Uno studio accurato e meticoloso che deve avere al centro dell’indagine proprio la logistica nel suo ruolo determinante di volano dello sviluppo economico e sociale del Paese e del suo ruolo nella competizione globale.
Un’elaborazione ideale e analitica che deve vedere impegnate una ad una tutte le componenti del mondo del trasporto, della portualità, delle imprese manifatturiere coinvolte e i protagonisti di tutte le fasi amministrative del traffico merci in entrata e in uscita dai nostri scali, ma che deve soprattutto vedere l’impegno in prima linea della politica: una politica troppo spesso assente quando si tratta di sostenere e supportare un comparto che non può reggere da solo le sorti dell’azienda Italia.
Oggi il mondo della logistica conosce un’epoca segnata da profonde trasformazioni e dall’influsso preminente di un grande convitato di pietra: la tecnologia. Una tecnologia sempre più determinante nelle dinamiche del settore, che costringe le imprese italiane a un continuo aggiornamento delle competenze pena l’esclusione da un mercato sempre più regolato da intelligenza artificiale e rete, per non parlare delle conseguenze epocali scatenate dal passaggio tuttora in corso di svolgimento dal concetto tradizionale di distribuzione delle merci alla nuova, imperante ideologia dell’e-commerce.
A dettare il passo del comparto anche negli anni futuri sarà di sicuro la rete di infrastrutture di cui saprà dotarsi l’Italia. Tanto più il sistema saprà assecondare le esigenze dei tempi che vanno imponendosi e tanto più l’Italia sarà in grado di reggere la sfida globale.
Senza infrastrutture e una logistica efficiente, infatti, il sistema economico italiano non sarà in grado di dare adeguato sostegno alle attività produttive del settore manifatturiero: per questo urge un contributo pubblico infrastrutturale in netta controtendenza con il presente e un passato più o meno recente, con investimenti insufficienti e comunque in calo costante a fronte di una produzione che da tempo arranca e fatica a crescere. Fenomeni tipici di un clima generale da recessione, che hanno retrocesso l’Italia in tutte le classifiche di settore tra partners europei nonostante quello dell’export sia il nostro universo per antonomasia, fucina di oltre un terzo del prodotto interno lordo nazionale per una ricchezza movimentata di quasi 500 miliardi di euro.
Un settore bisognoso quanto mai di una scossa positiva, alla disperata ricerca di stabilità e di investimento sul medio – lungo periodo a fronte di uno stallo attuale che sa tanto di paralisi, con oltre l’ottanta per cento dei progetti di nuove infrastrutture bloccati dalla burocrazia o dalla mancanza di coperture. Un settore, quello della logistica, che dovrà al più presto fondersi in un’unica rete interdipendente di porti, stazioni ferroviarie e aeroporti sul modello del Nord europeo, pena la condanna dell’Italia a un futuro di irrilevanza e declino.
Nicola Silenti
(ilsarrabus.news)