Una catastrofe economica sulle spalle già gracili di un Paese che arranca da anni senza riuscire a rilanciarsi. Ci mancava il famigerato Coronavirus e un’emergenza che si estende di ora in ora ad ogni angolo dell’Italia, come se la crisi che opprime l’imprenditoria e il mondo del lavoro non bastasse a disegnare un quadro a tinte fosche del nostro presente avverso di economia occidentale.
E’ bastato fare i conti con un’emergenza tutt’altro che imprevista né imprevedibile che tutto sembra essere sul punto di venire giù senza risparmiare nessun settore, apparato o distretto produttivo in qualsiasi campo e in qualsiasi territorio. Un’emergenza che adesso minaccia da vicinissimo anche due comparti strategici e virtuosi come quelli della portualità e della logistica, piegati come pochi altri dalle ricadute sciagurate di un’emergenza sanitaria che in realtà in tanti, tra i più credibili e qualificati, nemmeno considerano una sciagura imminente.
Fatto sta che i danni sinora causati da questa che per molti versi sembra una psicosi collettiva cominciano a farsi serissimi, moltiplicando ad ogni angolo del Paese gli allarmi, tra i molti altri, degli operatori di interi comparti del nostro universo marittimo. Comparti d’eccellenza come quello rappresentato da associazioni di categoria come Confetra, la confederazione che riunisce gli operatori di trasporti e logistica, che raccomanda ormai da settimane al ministero dei Trasporti l’istituzione di una task force per coordinare la filiera del trasporto merci.
Una richiesta accorata che nasce anzitutto dall’improvvida mancata convocazione da parte del governo di un tavolo sulla vertenza, dando a tanti l’impressione di aver lasciato intere categorie produttive allo sbando o peggio ancora in balia di uno tsunami che rischia di produrre danni incalcolabili a tante realtà aziendali. Aziende esposte a un’onda d’urto impressionante, chiamate adesso a fronteggiare insieme agli impedimenti amministrativi di sempre un aggravio insormontabile di blocchi operativi e misure di quarantena che rischiano seriamente di portare in poco tempo il settore alla paralisi, piegato da un rallentamento operativo impossibile da sostenere ancora per troppo tempo. A essere in pericolo è un universo di uomini e donne impegnato in terminal portuali, magazzini e centri di distribuzione, spedizionieri, operatori del trasporto ferroviario e aereo e autotrasportatori, questi ultimi per giunta alle prese con un’altra drammatica battaglia per la sopravvivenza, quella del caro tariffe.
Per questo le aziende della logistica e dei trasporti, presidio imprescindibile della produzione industriale e dei consumi nazionali, chiedono con forza al governo un coordinamento nelle misure da parte delle tante realtà istituzionali competenti nei tanti segmenti della filiera del trasporto merci: l’obiettivo è ottenere unitarietà e coerenza nelle decisioni dell’autorità, da quella centrale romana alle tante locali, dando per quanto possibile più scorrevolezza e fluidità ai tanti momenti operativi della filiera dei trasporti, risolvendo così i tanti intoppi e i tanti rallentamenti che stanno affossando il settore.
Un settore colpito al cuore dal blocco delle esportazioni cinesi e dal fermo dell’import – export italiano, anima vitale insieme all’industria del turismo della nostra economia.
Nicola Silenti
(ilsarrabus.news)