Il segretario generale dell’European Community Shipowners’ Associations (ECSA), Martin Dorsman, ha rimarcato che «ka pandemia del Covid-19 ha messo in luce l’importanza della professione marittima e le sfide che i marittimi devono affrontare».
È da poco uscito uno studio della Commissione Europea sui risvolti socioeconomici per quanto riguarda i trasporti marittimi. L’esponente dell’associazione armatoriale europea ha rilevato la sua soddisfazione dopo la lettura del rapporto, perché a suo dire «riflette una serie di azioni prioritarie delle parti sociali europee. I lavori in corso nell’ambito del progetto Mapping of Maritime Professionals (MapMar) stanno affrontando il problema dei dati statistici riguardanti i marittimi.»
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In particolare secondo Dorsman il progetto WESS (Contributing to an Attractive, Smart and Sustainable Working Environment in the Shipping Sector) contribuirà a dare vita ad «ambienti lavorativi attraenti, intelligenti e sostenibili.» Ciò avverrà grazie anche a una sempre più capillare digitalizzazione e automazione, nonché grazie al ricorso a linee guida per l’uso di Internet a bordo. Inoltre vi sarà un maggiore coinvolgimento di persone di sesso femminile nello shipping.
Dorsman ha peraltro rilevato come il rapporto «riconosca l’indiscutibile valore degli orientamenti europei sugli aiuti di Stato nel salvaguardare la flotta dell’UE.» A suo parere il sistema della tonnage tax è di fondamentale importanza in special modo «per assicurare agli armatori europei condizioni di parità nei confronti dei concorrenti extra-UE, salvaguardando i posti di lavoro altamente qualificati per molti europei presenti in tutti gli uffici degli armatori europei.» Occorre inoltre far sì che l’implementazione degli orientamenti odierni «sugli aiuti di Stato sia salvaguardata e che le condizioni di parità per gli armatori europei a livello internazionale non siano compromesse.»
Tuttavia permane una situazione di settore assai problematica, inasprita dalla crisi del covid-19. Vi sono varie criticità che andrebbero risolte in tempi rapidi. L’emergenza coronavirus, per via dello stop ai collegamenti internazionali per i passeggeri, sta obbligando i marittimi a periodi d’imbarco prolungati, obbligandogli a mesi di lontananza dalle proprie famiglie e mettendo loro e i loro familiari sotto stress psicofisico. Il Governo e gli armatori non possono trascurare queste problematiche e dovrebbero intraprendere azioni tempestive a favore dei lavoratori.
Nel corso delle quarantene su scala nazionale, il trasporto marittimo è stato irrinunciabile al fine di garantire l’approvvigionamento di medicinali, derrate alimentari e altri beni di prima necessità, dato che l’85% delle merci è trasportata via mare.
A bordo delle navi ci sono nel complesso circa duecentomila marittimi bloccati che aspettano di essere sostituiti con altri colleghi in attesa di imbarco. Si dovrebbe inoltre rinforzare il monitoraggio sanitario del personale di bordo sia in rapporto al Covid-19 sia in via generale e riprendere quanto prima le trattative per il rinnovo del contratto nazionale. In assenza di interventi rapidi si profila il rischio di arrivare a un punto di non ritorno.
Nicola Silenti