Restituire all’universo del mare il suo Ministero.Lo diciamo da tempo. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un proliferare di convegni,assemblee ,incontri, dichiarazioni, interviste e appelli pubblici per il ripristino di un organo istituzionale preposto alle tematiche marittime. Un’esigenza espressa da categorie e associazioni dell’universo marittimo, tutte concordi nel ritenere indispensabile il ritorno a un faro istituzionale, un punto di riferimento verso cui far convergere le problematiche e le esigenze complessive di un mondo da troppo tempo trascurato e abbandonato al proprio destino. Una noncuranza per innumerevoli versi incomprensibile considerato quanto sia rilevante la voce mare nell’apparato produttivo, nell’economia e nella cultura di una penisola legata a doppio filo con la sua vocazione marittima.
Un ministero preposto al governo di tutte le problematiche di settore, dalla materia della navigazione a quelle relative al traffico e al demanio marittimo, alla gestione dei porti, della cantieristica e del turismo nautico, alle attività di pesca e tutela dell’ambiente marino e all’emanazione di disposizioni e normative in tutti i settori, ma soprattutto nell’ambito del lavoro in porto e in mare.
L’ economia del mare è una risorsa inestimabile per tutto il sistema economico del Paese. 180 mila imprese e 500 mila persone che da tempo hanno smesso di tacere, e che oggi vogliono tornare a sperare in una nuova sensibilità istituzionale e un nuovo, più che legittimo riguardo.Ma se non si riconosce la specificità del settore mare ,allora non lo si può neanche proteggere.
